Una degustazione diversa dal solito
Il sesto senso del vino
Tutti noi, amanti del vino, ne conosciamo la sua complicità con i nostri 5 sensi:
1) I suoi colori che attraverso la vista rimandano per incanto alle meravigliose distese di vigne baciate dal sole
2) Il suo profumo floreale, fruttato, aromatico o speziato, che accarezza l’olfatto evocando ricordi ed emozioni
3) Il suo sapore, che con l’intensità, la persistenza e il suo equilibrio, è una vera e propria delizia per il senso del gusto
4) Il suono di un tappo che libera gli aromi o di un calice che si colma di vino dona la parola al vino, stimolando il nostro udito
5) Infine il tatto che durante la degustazione riconosce la consistenza, la morbidezza o la pungenza completandone l’esperienza sensoriale
Esiste però un sesto senso per gustare questa bevanda millenaria e misteriosa: quello poetico.
Questo senso è meno definito e tocca le radici della nostra storia e della nostra esistenza. Nel piccolo comune di Barolo, nelle Langhe, questa esperienza è di grande importanza e tra i mille luoghi in cui ciò è sperimentabile, il WiMu (Wine Museum/ Museo del Vino) all’interno dello storico castello, spicca.
Ideato e allestito dall’architetto François Confino all’interno delle mura del millenario Castello Falletti di Barolo, questo museo si distingue non solo per essere l’unico in Italia, ma tra i migliori al mondo. Come affermato dal suo stesso ideatore, non nasce dalla volontà di spiegare “come si fa il vino”, ma piuttosto dall’intenzione di evidenziarne “il rapporto tra lui e noi”. Questo modo di relazionarsi partendo dalla semplicità dei suoi elementi fa in modo che la visita sia un’esperienza coinvolgente e capace di esprimere la maestosità del vino insieme all’umiltà delle sue origini.
Come un vero e proprio viaggio alla scoperta delle radici del vino, il percorso parte dal piano più alto del museo per arrivare a quello interrato.
Il terzo piano è dedicato agli elementi più semplici ma contemporaneamente indispensabili per il vino: la natura.
Le sue sale sono dedicate a quegli elementi che ne scandiscono il ciclo di vita e di produzione, mettendo in risalto non le tecniche di produzione, ma gli elementi che permettono a un simile prodigio di verificarsi.
I protagonisti di questa tappa sono il ciclo delle stagioni (riprodotto con il carosello delle stagioni), il ciclo della luna: il vero metronomo che scandisce i tempi della lavorazione delle viti e la luce del sole, resa nella sua semplicità con una stanza illuminata di giallo.
Altro elemento messo in risalto è il pianeta Terra sul quale il campo visivo si restringe fino al punto di inquadrare le Langhe. Non mancano allestimenti suggestivi come la prima sala che apre la visita: una stanza buia illuminata con delle lampadine che cerca di riprodurre lo scandire del tempo, reso magistralmente con dei metronomi alati appesi al soffitto.
Il secondo piano è dedicato al vino e alla sua storia, con alcune sale che mostrano il suo rapporto con alcune forme d’arte. La prima parte ripercorre la storia del vino a partire dai tempi ancestrali della Mesopotamia fino ad arrivare ai giorni nostri.
All’interno di questo percorso viene raccontata non solo la sua storia, ma anche il ruolo chiave che questa bevanda ha avuto nei riti sacri: con esiti che in alcuni casi sono addirittura eccessivamente crudeli.
Altro aspetto fondamentale del vino è per esempio la sua importanza dal punto di vista commerciale: tanto da spingere alcune popolazioni a intraprendere viaggi lunghi e pericolosi pur di soddisfare la domanda di questa merce così pregiata.
L’intero itinerario è accompagnato da illustrazioni che raffigurano in sequenza le varie epoche e civiltà, il tutto descritto molto chiaramente delle apposite didascalie. Non manca nemmeno l’attenzione al coinvolgimento dei bambini: sono presenti delle stazioni dove attraverso attività si impara la storia giocando.
Proseguendo la visita si scopre il rapporto tra il vino e varie arti come il cinema, la poesia e la musica: il tutto con apposite sale dove vengono riprodotti spezzoni di film, canzoni inerenti al vino e versi di poesie.
Attraverso la riproduzione di un atelier e di una cucina tradizionalevengono chiamate in causa altre due arti per le quali il vino e i cibi giocano un ruolo chiave: la pittura con le sue nature morte e la cucina. Tutte queste tappe sono accompagnate da attività multimediali come filmati molto coinvolgenti.
Il primo piano è invece dedicato alle persone che hanno abitato il castello. Dal marchese Carlo Tancredi a sua moglie Juliette Colbert (la Venerabile Marchesa Giulia di Barolo): figure di spicco non solo dal punto di vista economico, politico e culturale, ma anche da quello filantropico. A loro si deve la fondazione del Collegio Barolo: un’istituzione che garantiva un’istruzione ai ragazzi più poveri.
Non manca anche un riferimento alla storia: in queste sale hanno soggiornato anche figure chiave del Risorgimento italiano come Silvio Pellico (grande amico della Marchesa e della sua famiglia) e Camillo Benso Conte di Cavour. Ma l’abile occhio dell’allestitore non si ferma alla nobiltà, e dedica alcuni spazi anche a coloro che hanno costituito l’anima del paese. Alcuni cartonati giganti tratti da vecchie fotografie riportano in vita alcuni vecchi abitanti del paese, ai quali la tecnologia restituisce anche la voce e con essa alcune delle loro memorie.
L’ultimo piano: quello interrato, conclude la visita con una suggestiva video lezione sul vino tenuta tra alcuni antichi banchi di scuola, ricreando un’atmosfera d’altri tempi. E come dal cuore della terra proliferano le radici delle vigne, allo stesso modo nelle viscere dell’edificio si trova l’Enoteca Regionale del Barolo: fondata nel 1982 e dedicata a questo vino sensazionale e ai suoi oltre 200 produttori sparsi in una decina di comuni.
Giunti alla fine di quest’esperienza unica nel suo genere e realizzabile in un tempo medio di 1h e 30 si esce arricchiti di una maggiore consapevolezza del vino e degli elementi che portano alla sua realizzazione.
Un viaggio costituito da elementi semplici combinati con estremo gusto e supportati dalla tecnologia che non invade la naturalità del museo, ma ne rafforza l’espressione. Il tutto è infine coronato dalla magnifica location del Castello Falletti di Barolo: solo uno degli innumerevoli edifici antichiche popolano queste colline rendendone ancora più suggestivo il panorama.